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Pasolini, sintesi di un eretico

Un mini cd di Anzovini, Giovanardi e Sangiorgi e un cd-libretto di Giovanna Marini rimettono al centro le riflessioni e l’agire del poeta friulano.

di Guido Festinese – Alias, Il Manifesto

Un passato poetico, politico, civile, soprattutto, che non può passare. Perché era composto di schegge e lacerti infiammati di futuro. O meglio, di due futuri possibili,come in un racconto di fantascienza distopica: un futuro molto simile a quell’inferno di cui parlava Italo Calvino, e che ogni uomo dovrebbe ingegnarsi a scongiurare, non di esserne complice, uno invece con i colori tenaci dell’utopia, se parole assennate che troppo spesso vengono scambiate per follia poetica fossero ascoltate e praticate.
Pier Paolo Pasolini è una scheggia infiammata anche e soprattutto oggi, anche dopo quel maledetto novembre 1975, quando il povero corpo martoriato fu ritrovato all’Idroscalo di Ostia. L’intera sua opera, in fondo,mettendo in conto anche diversi aspetti di quanto un quarantennio fa qualcuno definiva «populista e regressivo»continua, come tutti i classici che al loro apparire furono avvertiti come perturbanti, a parlare al presente. Anche in musica. Con singolare coincidenza sono stati pubblicati due lavori a tema che mettono al centro le riflessioni, la poesia, l’agire di Pasolini in assoluta indipendenza, pagandone il prezzo, come disse in un’intervista del ’69, quando le piazze erano scosse da una tempesta di rivendicazioni: «La mia indipendenza, che è la mia forza, implica la solitudine, che è la mia debolezza».

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