Mauro Carrero – Jose e Davide

“Tutto cominciò che nostro padre mancò un giorno dell`estate del `56”: inizia così Jose e Davide, una narrazione sceneggiatura, un pugno di canzoni composte dal torinese Mauro Carrero, che sanno di Langa, di dopoguerra, di fatica e di resistenza, autenticamente folk rock, appese fra il suono nostalgico della fisarmonica e quello energico della chitarra elettrica. La narrazione sceneggiatura è quella di Beppe Fenoglio, indiscusso maestro del romanzo italiano, che alla sua morte lasciò incompiuta una sceneggiatura cinematografica, collegata al soggetto del racconto postumo “Ferragosto”. La Fondazione Ferrero di Alba ha deciso quindi, in collaborazione con il Centro di documentazione Beppe Fenoglio, di commissionare il progetto al polistrumentista Carrero, che si avvale di un affiatato gruppo di musicisti.

Il film sarebbe stata la storia di due fratelli di un paese dell’alta Langa, Davide e Jose, che, dopo la morte del padre, si separano: Davide coltiva la terra, faticando ogni giorno in un ambiente ostile; Jose, invece, più inquieto e giovane, cerca di emanciparsi dal fratello e dalla terra natale, scegliendo di emigrare a Torino,  finendo col fare l`operaio all’Urbiochimica, azienda simbolo dello sviluppo economico del Nord Ovest negli anni Sessanta, mai compreso dal fratello, che lo immagina definitivamente libero da un legame con la Langa, quando invece la nostalgia si fa sempre più acuta in Jose.

E il gioco del fratello che per sempre vincerà, come Carrero canta in Giocare e non giocare, alla fine, risulta fatale a Jose, fino a un tragico epilogo, narrato e cantato in Ferragosto, che suscita una curiosa sensazione di straniamento, fra le parole precise, quasi cronachistiche, e l`arrangiamento morbido e jazz.

Fra l`inizio e la fine, un percorso cinematografico, in cui le atmosfere fenogliane sono rispettate e insieme reintepretate con originalità; il clima acre dei paesi langaroli è ben reso con un ritmo country in Jose si rode ma non scoppia, oppure, ne Il fazzoletto da testa, il ricamo chitarristico sottolinea l`esitazione del corteggiamento ruvido fra contadini; o ancora, il piano lirico in Jose inurbato evoca la mediocrità della vita di Jose, stritolato dalla periferia della grande città, e richiama alla mente certo Jannacci. Anche i punti di vista dei due fratelli si incrociano, con efficacia narrativa, come anche le tonalità musicali.

Un`opera preziosa, quindi; e un plauso all`etichetta udinese Nota Music, che confeziona e sostiene l`idea di un disco come opera d’arte, corredandolo di un sontuoso libretto, contenente la sceneggiatura di Fenoglio, note di edizione, foto, commenti e introduzioni illuminanti. Un oggetto da collezione, un progetto importante, che merita più di un ascolto attento.