Il troppo è il padre del nulla

di Guido Festinese – Giornale della musica

Un jour (Nota records) restituisce l’essenzialità del duo tra Alessandra Franco e Anna Garano
In uno dei suoi ragionamenti tanto memorabili quando dimenticati, perché sempre scomodi e puntuali, Giacomo Leopardi scrisse che “il troppo è il padre del nulla”. Sette parole che valgono  per svariati campi d’attività della concitata e un po’ stordita razza umana. In musica, si potrebbe accostare quasi come un calco a quanto invece ripeteva Thelonious Monk: Less is More, fare di meno significa fare di più. Questo ragionamento viene in mente ascoltando l’assorto procedere del viaggio in dodici tracce di questo cd, firmato dalle triestine Alessandra Franco, vocalist luminosa e intensa, dai bei trascorsi anche nel bordo più creativo nel jazz, e pure, all’occorrenza, valida fisarmonicista, e dalla chitarrista Anna Garano.

Un duo che di sicuro, in vent’anni di conoscenza e affinamento reciproco, su un interplay tanto semplice quanto tutto assestato sulla sostanza, sembra mettere in pratica il detto leopardiano: mettendo in atto una consapevole economia di mezzi, una sottrazione di ridondanza che, alla fine, fa risplendere i brani. Che sono perlopiù di composizione, ma sembrano stendere ife profonde e profumate in un bel groviglio di “tradizioni”, quasi a testimoniare che la loro città d’origine è sempre stata (tranne che nei periodi bui di un razzismo fascista tanto stolido quanto feroce) crocevia di lingue, di abitudini  di vita, di spunti per imparare  l’uno dall’altro.

Dunque qui troverete echi balcanici, lacerti di un’Armenia incantata, schegge vive e pulsanti di cultura yiddish ebraica , e molto altro: quasi sempre presentati per tocchi radi e sentiti, in accompagnamento. Oltre alla chitarra sapiente di Garano, che spesso lascia trapelare la formazione calda anche nel flamenco (è stata allieva del grande Paco Peña), ad aggiungersi a quella classica,  jazz, del nostro folk. I tocchi in più, a sottolineare certi momenti emotivamente sempre assai intensi, arrivano da Walter Beltrami alla chitarra elettrica, da Simone Serafini al contrabbasso, dal flicorno e dalla tromba pastosi di Flavio D’Avanzo: ma il tutto, s’è detto, per accenni e inserti rapsodici incastonati come piccole gemme. Un jour è uno scrigno di molte bellezze, da assaporare in tanti ascolti successivi: non è merce deperibile.